La crescita dell’industria italiana, sul finire del XIX secolo, prime fra tutte: Ansaldo, Marzotto, Manifatture di Borgosesia, Pirelli, Richard Ginori, Cirio, spingono a finanziare la nascita di società editrici di giornali e riviste. Da una diffusione decisamente elitaria, l’editoria riesce a conquistare un pubblico sempre più vasto e interclassista soprattutto con la creazione di riviste illustrate che diventano immediatamente grandi veicoli per la pubblicità, vedi, fra le altre “La Domenica del Corriere”, “Ars et Labor”, “La Lettura”, “La Scena Illustrata”, la rivista del Touring Club d’Italia, poi denominata “Le Vie d’Italia”. E’ il trionfo del concetto di arte "utile", che si lascia alle spalle lo snobismo culturale degli anni precedenti e propugna la necessità del raccordo e della vicinanza fra espressione artistica e società. il livello della produzione è piuttosto elevato e fra gli artisti che vi partecipano ricordiamo innanzitutto Dudovich e i contemporanei: Metlicovitz, Andreoni, Apolloni, Bompard, Bonazzi, Brunelleschi, Cappiello, Codognato,Corbella, Diugheroff, Golia (Eugenio Colmo). Malerba, Mauzan, Sacchetti, Seneca, Terzi, Villa,. Dal punto di vista delle influenze artistiche, il manifesto italiano ha oscillato a lungo fra la simbologia mitologica e la scuola pittorica naturalista. Il liberty approda a pieno titolo nelle affiches italiane soltanto all’inizio del nuovo secolo. Abbondano dunque le cornici floreali e le ambientazioni altoborghesi, mentre una buona parte della produzione è dedicata alla celebrazione del Progresso e delle scoperte dell’uomo.
Il nome più famoso fra gli illustratori italiani è quello di Dudovich, il cui stile si delinea come una esemplare e feconda convivenza di motivi e di influenze eterogenei.